CALTANISSETTA. Il rigetto della Cassazione blinda la prescrizione per una professoressa accusata di avere modificato il voto di una sua studentessa: da 7 a 6. Ma è stata le stessa difesa dell'insegnante ad aprire questa nuova pagina processuale impugnando il verdetto emesso dalla corte d'Appello che una quindicina di mesi fa ha dichiarato prescritto il reato di falso materiale in atto pubblico. Rigettato il ricorso dall’insegnante di filosofia del «Ruggero Settimo» Angela Baiomazzola (difesa dagli avvocati Giacomo Butera e Dino Milazzo). Il suo obiettivo sarebbe stato quello di ottenere l'assoluzione nel merito. Ma così non è stato. Già perché i giudici della Suprema Corte hanno lasciato inalterato il verdetto di secondo grado cristallizzando la prescrizione. Così da aprire le porte ad un'azione risarcitoria che era già stata preannunciata dalle parti civili, ossia Giuseppe Iannello e Rosaria Gulina (assistiti dall'avvocato Massimiliano Bellini) genitori della studentessa Vera Iannello -che dal canto loro avevano presentato appello incidentale chiedendo – nel giudizio di secondo grado – che venisse affermata la responsabilità penale dell'insegnate «considerato che la totalità delle prove raccolte ha dimostrato il reato di falso». Ma alla fine, il 26 novembre del 2015, la corte d’Appello di Caltanissetta ha confermato la prescrizione e, tra le pieghe del dispositivo, ha ritenuto «che si è raggiunta la prova della fondatezza dell’ipotesi accusatoria». Nello stesso dispositivo è stato poi ribadito che «l’analisi del registro consente di vedere chiaramente che sulla indicazione 7 veniva apposto il numero 6». La stessa docente – a fronte di una richiesta di condanna a un anno e tre mesi avanzata dal pubblico ministero - già in primo grado è stata assolta per due capi d’imputazione legati al falso materiale in atto pubblico, perché «il fatto non sussiste». In particolare un presunto 6 che sarebbe stato modificato in 6 meno nel registro di filosofia – l'11 febbraio del 2005 – e per due insufficienze – il 18 ottobre del 2004 e 4 febbraio 2005 – ipotesi queste che, però, sono poi cadute. Una terza imputazione no. Quella è stata dichiarata prescritta e nulla ha mutato, adesso, l'ultimo e definitivo passaggio in Corte di Cassazione. La vicenda giudiziaria ha preso le mosse dalle denunce presentate dai familiari di due ex allieve del liceo classico per presunte irregolarità che si sarebbero verificate, ai loro danni, nel lontano anno scolastico 2004-2005. Una di loro, una studentessa, a giudizio in corso poi ha ritirato la sua costituzione di parte civile e il padre ha ritirato la querela. La sua compagna di classe no. É andata fino in fondo. E in parte sembrerebbe in qualche modo avere avuto ragione.