VALLELUNGA. È una sera di maggio di ventuno anni fa che un commando armato entra in azione per uccidere un boss che sarebbe stato sul punto di trasformarsi in «gola profonda». Un salto che Cosa nostra, ancor più a quei tempi, non avrebbe mai potuto mandar giù.
Perché imbarazzante. Perché intollerabile. Sì, Luigi Ilardo - lui la vittima caduta nel maggio del ’96 sotto il piombo dei sicari - era niente meno che il cugino del mammasantissima di Vallelunga, Giuseppe «Piddu» Madonia. E un parente pentito – secondo la tesi dei magistrati – il numero uno di Cosa nostra nel Nisseno non lo avrebbe tollerato. Per una questione di prestigio e di manico. E per questo, d’intesa con la mafia catanese, avrebbe sentenziato la morte del cugino.
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