CALTANISSETTA. «Auspico che l’episodio avvenuto a danno del procuratore aggiunto Lia Sava contribuisca a sensibilizzare maggiormente il Ministero rispetto alle nostre richieste, risalenti all’anno scorso, di un progetto di risistemazione di tutti gli impianti di videosorveglianza. Metterò insieme una documentazione e la invierò domani stesso al Ministero della Giustizia». Lo ha detto il procuratore generale di Caltanissetta, Sergio Lari, parlando della questione sicurezza al palazzo di giustizia di Caltanissetta dopo il "raid» negli uffici del procuratore aggiunto Lia Sava. Intanto la polizia scientifica di Caltanissetta sta verificando se anche l’ufficio del pm Stefano Luciani, titolare di inchieste molto delicate come quelle sulle stragi del '92, sia stato oggetto dell’incursione notturna. Ignoti sono entrati nella stanza del magistrato e l’hanno messa a soqquadro lasciando a terra pezzi di calcinacci, piante spostate, il pc acceso e danneggiando due prese elettriche. Il raid effettuato nell’ufficio dell’aggiunto - chi ha agito aveva l’intenzione di lasciare segni evidenti del suo passaggio - potrebbe essere stato un diversivo per nascondere la «visita" nella stanza di Luciani. L’inchiesta è condotta dalla Procura di Catania La sezione nissena dell’Anm esprime «viva preoccupazione» per il raid. La Giunta manifesta «solidarietà e stima» a Sava che «ha subito un inquietante ed inaccettabile atto intimidatorio e di ingiustificata intromissione nel suo luogo di lavoro». La sezione dell’Anm «ribadisce l’assoluta necessità di rendere sicuri e scevri da ogni tipo di intrusione, urgentemente, i luoghi ove quotidianamente i magistrati del distretto esercitano le funzioni giudiziarie». La giunta sezionale «ribadisce con forza che la salvaguardia della sicurezza dei luoghi di lavoro, dell’incolumità dei Magistrati operanti nell’intero distretto, dei fruitori del servizio Giustizia e del personale amministrativo addetto ai diversi Uffici giudiziari, deve essere tema assolutamente centrale e prioritario rispetto ad ogni altra questione e necessita di risposte immediate ed efficaci perché un luogo insicuro e penetrabile non consente di svolgere serenamente la propria attività giudiziaria». L’Anm chiede un incontro con i vertici giudiziari del distretto per «conoscere le iniziative e gli interventi in materia di sicurezza e per fornire il nostro contributo alla soluzione delle problematiche».