CALTANISSETTA. La rissa, che le immagini non hanno immortalato, il pestaggio e poi le indagini sulla tragedia che ne è seguita. Tutto ripercorso, passo dopo passo, in apertura di un nuovo processo per la morte del giovane medico di San Cataldo, Aldo Naro, ucciso da un calcio in testa dopo le botte prese in discoteca al «Goa» di Palermo. Era la sera del 14 febbraio 2015. Ed i suoi genitori (assistiti dall’avvocato Antonio Impellizzeri) sono stati anche in questo caso ammessi parte civile.
A due giorni dalla ricostruzione dei due “super periti” nell’altro procedimento con rito abbreviato a carico di nove imputati per rissa e favoreggiamento, ieri si è aperta l’istruttoria per quest’altra tranche che vedrà sotto accusa altri tre imputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario.
Sono lo stesso gestore della discoteca teatro della tragedia, il «Goa », il quarantasettenne Massimo Barbaro (difeso dall’avvocato Giovanni Di Benedetto), chiamato a rispondere di favoreggiamento personale nei confronti del buttafuori abusivo minorenne che con un calcio letale sferrato al capo avrebbe ucciso il giovane medico. E il minore è stato già giudicato con il rito abbreviato e condannato a dieci anni.