GELA. «Umanamente vorrei dirgli che è importante assumersi le proprie responsabilità per stare in pace con la propria coscienza. Io me le sono sempre assunte. Il buon senso dovrebbe sempre prevalere. Lui non si è fermato, è stato come una freccia». A parlare è Luigi Caracappa, un padre distrutto dall’immane dolore che sta provando, un padre disperato, che continua a piangere e ad invocare il nome di Nuccia e Ludovica. Al suo fianco c’è il suo avvocato, Riccardo Balsamo. Al primo piano della loro abitazione di via Portuense, nel quartiere Fondo Iozza, a Gela, c’è ancora una valigia da disfare. Quel lunedì, nel giorno della tragedia, era tornato da Mantova. Lavora come trasfertista. Voleva fare una sorpresa alla moglie, che non sapeva ancora del suo ritorno. Luigi racconta quella drammatica sera, ripercorre quei terribili momenti in cui in un istante, in via Venezia, ha perso metà della sua famiglia. Anzitutto chiede giustizia e dice che l’incidente si sarebbe potuto evitare «perché – sottolinea - in città non si corre».