SAN CATALDO. «Aldo, amore, quello di oggi è il tuo 28esimo compleanno, il terzo che ricordiamo senza di te. Ancora oggi ci è impossibile capacitarci che tu ci sia stato rubato per i più infimi ed inenarrabili motivi che la mente e la volontà umana possano concepire. Altrettanto incredibilmente ti sentiamo vicino a noi e ti sentiamo presente». Inizia così il post che i genitori di Aldo Naro, il giovane medico di San Cataldo ucciso la sera del 14 febbraio del 2015 per i colpi ricevuti durante una rissa alla discoteca Goa di Palermo, hanno pubblicato ieri sulla pagina Facebook «Giustizia per Aldo Naro».
Un omicidio che nel luglio scorso ha visto celebrarsi l'inizio di un nuovo processo che vede sotto accusa altri tre imputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario. Un primo procedimento con rito abbreviato a carico di altri nove imputati per rissa e favoreggiamento, si è infatti già chiuso. Alla sbarra, ora, ci sono lo stesso gestore della discoteca teatro della tragedia, il quarantasettenne Massimo Barbaro, chiamato a rispondere di favoreggiamento personale nei confronti del buttafuori abusivo minorenne che con un calcio letale sferrato al capo avrebbe ucciso il giovane medico. E il minore è stato già giudicato con il rito abbreviato e condannato a dieci anni. Con Barbaro sono alla sbarra il venticinquenne Antonino Basile e il quarantaquattrenne Francesco Troia tirati in ballo per rissa, con la contestata aggravante rappresentata dalla morte dello stesso Naro.
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