GELA. Il boss Salvatore Rinzivillo sarebbe riuscito a mettere radici in mezza Italia e in particolare a Roma, grazie anche alla sua fitta rete di contatti con uomini di legge e traditori dello Stato. E’ quanto emerge dalle carte del blitz della Procura nazionale antimafia ed eseguito dagli uomini del Gico della Finanza, dai carabinieri del Comando provinciale di Roma e dalla Squadra mobile di Caltanissetta, dal quale si evince come i contatti fra il nuovo reggente di Cosa nostra Rinzivillo, l’avvocato Giandomenico D’Ambra e i carabinieri Marco Lazzari, uno 007 che all’epoca dei fatti contestati lavorava in una delle agenzie dei servizi d’intelligence e Cristiano Petrone, fossero piuttosto frequenti. Da un’intercettazione emerge come u’ ziu Totò, fosse sempre nei pensieri dell’avvocato. D’Ambra era sempre preoccupato di raccogliere notizie, che potessero riguardare indagini in corso su Rinzivillo, evidentemente al fine di poter assumere le necessarie contromisure volte ad eludere le indagini.