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Racket a Gela e Caltanissetta, il procuratore: "C'è ancora omertà"

Amedeo Bertone

CALTANISSETTA. La denuncia rimane l’unica strada da percorrere per fronteggiare il racket delle estorsioni. Gli uomini delle istituzioni, coloro che ogni giorno si trovano in prima fila a combattere il racket e il malaffare ne sono certi, così come ne sono certi anche quei commercianti e quegli imprenditori che hanno deciso di ribellarsi al pizzo.

Ma c’è una nota dolente e a lanciare un grido d’allarme è il procuratore capo di Caltanissetta, Amedeo Bertone. «Se statisticamente sono aumentate le denunce sul piano processuale, si registrano anche delle defiance da parte di alcuni imprenditori, che mostrano di essere reticenti - dice -. Alcuni di loro, solo dinanzi alle intercettazioni telefoniche, ammettono di essere vittime del racket. Altri preferiscono essere rinviati a giudizio e andare sotto processo per favoreggiamento. A Caltanissetta il discorso è ancora più grave perché c’è una totale assenza di collaborazione da parte delle vittime».

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