CALTANISSETTA. Dall’apertura di libretti al portatore per creare fondi neri a sospette code di paglia per l’intestazione fittizia di una società satellite del gruppo «madre». Ma quest’ultimo aspetto dell’inchiesta, che nella sua globalità ha coinvolto tre ex dipendenti della «Di Vincenzo spa» - Michele Dell’Utri, Davide Abbate e Lucio Quintino Cancemi - e due imprenditori del Siracusano, è caduto.
Sì, perché i nomi del settantaseienne imprenditore di Avola, Giuseppe Sirugo e il figlio, il cinquantenne Rodolfo Sirugo (difesi dagli avvocati Pietro Pistone e Bruno Leone), accusati di trasferimento fraudolento di beni, sono usciti dal fascicolo nelle mani del tribunale. I fatti loro contestati sono stati ritenuti troppo datati e per questa ragione il Collegio giudicante li ha tirati fuori dal procedimento. Con il conseguente pronunciamento di non luogo a procedere per prescrizione.
Loro che erano stati accusati di avere assunto, ma solo sulla carta secondo i magistrati nisseni, la titolarità della
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