CALTANISSETTA. Due ex boss, Ciro Vara di Vallelunga e Nino Giuffrè di Caccamo chiamati a svelare i retroscena sugli affari illeciti di Cosa nostra nei lavori di metanizzazione nel Vallone. Saranno ascoltati a gennaio. La loro è una verità fortemente voluta dalla procura, attraverso il pm della Dda Stefano Luciani, al processo su mafia e appalti «Colpo di Grazia» che vede sul banco degli imputati, con il rito ordinario, il vallelunghese Giovanni Privitera (difeso dall’avvocato Giuseppe Dacquì), Francesco Librizzi (difeso dagli avvocati avvocati Roberto Tricoli e Raffaella Geraci) e Giuseppe Rabbita (assistito dall’avvocato Dino Milazzo) chiamati a rispondere di estorsione aggravata dai metodi mafiosi. Contro di loro sono parte civile Confindustria, Ance ex Asi e Irsap, assistiti dagli avvocati Giuseppe Panepinto e Annalisa Petit. È sui lavori del metano, Vara è stato diretto. Perché su espressa domanda dei magistrati ha affermato, già in un interrogatorio di quattordici anni fa, che «l’affare della metanizzazione è stato gestito da Privitera». Ed è andato avanti. Per i magistrati, infatti, Privitera avrebbe gestito la “messa a posto” per la realizzazione della rete metanifera in tutto il territorio di Vallelunga.