GELA. Per la Procura di Roma, la morte di Esmeralda Santanastaso, la bambina leucemica di 10 anni, di Gela, deceduta nello scorso settembre, nell’ospedale «Bambin Gesù», dopo un trapianto riuscito di midollo osseo, non poteva essere evitata. I medici avrebbero fatto tutto quello che si poteva e si doveva fare. La pubblica accusa ha perciò presentato al gip istanza di archiviazione.
Diversa l’opinione dei familiari, «incoraggiati - a loro dire - da alcuni testimoni» e dalla dichiarazione, rilasciata all’epoca dei fatti, da un importante medico dello stesso ospedale «il quale - dice l’avvocato di famiglia, Carmelo D’Angeli - avrebbe riferito indignato che poteva essersi trattato di un dosaggio errato dei farmaci». Pare inoltre che la bambina abbia contratto un fungo già in sala di rianimazione causandone il decesso oltre 100 giorni dopo il trapianto. La stessa relazione dei periti che hanno effettuato l’autopsia ipotizzerebbe non una ma tre possibili cause della morte.
Insomma, ci sarebbe da fare ancora tanta chiarezza. Per questo i genitori della bambina si oppongono all’archiviazione. Il legale dei coniugi Santanastaso (un commesso e una casalinga poco più che 40enni) ha assunto a verbale le dichiarazioni dei familiari (investigazioni difensive) da allegare, insieme ad una consulenza medico-legale di parte, all’atto di opposizione alla richiesta di archiviazione che lunedì presenterà al gip della capitale.
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