GELA. È stata denominata "cavallo di ritorno" l'operazione della polizia che a Gela sta eseguendo nove ordini di custodia cautelare, emessi dal gip del tribunale su richiesta della Procura, nei confronti di una banda di altrettante persone accusate di furto, estorsione e ricettazione.
Rubavano moto e scooter, su commissione, che venivano smontati per poi essere assemblati in moto irriconoscibili. L'attività più assidua, più facile e più proficua sarebbe stata però quella della restituzione allo stesso proprietario del mezzo rubato, in cambio di una "congrua" tangente: in gergo, il "cavallo di ritorno".
Il gruppo di ladri era ormai conosciuto in città. Tra i giovani, si sapeva già a chi rivolgersi in caso di furto. Non era necessario nemmeno sporgere denuncia alle forze dell'ordine.
E anche se qualcuno la presentava, dopo poche ore andava a ritirarla. Moto e ciclomotori riapparivano quasi per incanto e agli inquirenti non veniva rivelato nulla. Non veniva data nemmeno la possibilità di effettuare i rilievi indispensabili.
Ora qualcuna delle vittime rischia l'incriminazione per favoreggiamento. Diretti dal vice questore Francesco Marino, con il coordinamento del procuratore, Fernando Asaro, gli agenti del commissariato, dopo indagini, hanno identificato i componenti della banda, li hanno pedinati, intercettati e ora arrestati. I particolari dell'operazione saranno illustrati alle 11 nel corso di una conferenza stampa presso il commissariato di polizia alla presenza del procuratore, Asaro.
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