Sono trascorsi quasi due anni dalla tragedia di Gela. Era il 27 dicembre quando Giusy Savatta, insegnante di sostegno, uccise le sue due bambine, Maria Sofia di 9 anni e Gaia di 7.
Le strangolò e poi andò in bagno, ingerì qualche goccia di candeggina e con il tubo della doccia tentò di ammazzarsi. Il padre delle due piccole, tornò a casa all’ora di pranzo e trovò a terra, senza vita, le figlie, ancora in pigiama. Fu lui a tirare fuori dalla vasca da bagno la moglie e a chiamare i carabinieri che portarono la donna in ambulanza nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Gela.
Giusy Savatta fu portata poi in carcere ad Agrigento; in primo grado, nel processo in abbreviato, lo scorso 28 marzo, è stata assolta dal Gup del Tribunale di Gela, perché da una perizia psichiatrica è emerso che non era in grado di intendere e di volere.
La donna viene descritta come "un soggetto pericoloso per sé e per gli altri" perché "affetta da un delirio persecutorio crescente" ed è stata portata in una struttura in cui riceve le cure adeguate al suo caso. In Corte d’Appello è stata disposta un’altra perizia psichiatrica.
La notizia completa nel Giornale di Sicilia in edicola
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia