Scarcerato ieri su disposizione del Tribunale del Riesame di Caltanissetta Emanuele Barrile che assieme ad Ambrogio Tagliarino e Salvatore Calì era stato arrestato il 23 novembre scorso e posto ai domiciliari con l'operazione "Fight Club" scattata dopo la denuncia, lo scorso 15 settembre, di un giovane gambiano che vive in una struttura di accoglienza cittadina.
Come si legge nel Giornale di Sicilia, Barrile, già in fase di interrogatorio di garanzia, aveva detto al giudice che lo aveva interrogato che il 15 settembre non si trovava in città ma a Catania.
Sulla base di quelle dichiarazioni il suo legale, l'avvocato Carmelo Lomardo aveva presentato istanza di scarcerazione al Gip presentando delle investigazioni difensive, delle quali il Gip del Tribunale di Enna non ha tenuto conto mentre sono state ritenute sufficienti per far tornare libero il giovane dal Tribunale del riesame.
"Adesso - spiega l'avvocato Lombardo - ci prepariamo a sollecitare una richiesta per archiviare la posizione del mio assistito". Posizione che sarebbe stata chiarita anche dagli altri due arrestati che avevano detto, uno di non conoscerlo affatto ed un altro che quel giorno Barriel non era alla villa Garibaldi dove avvenne la lite.
A settembre si disse che l'aggressione a Salife, così si chiama la vittima del pestaggio, fosse a sfondo razziale. Poi con l'operazione "Fight Club" dalle indagini della polizia emerse che alla base poteva esserci invece il controllo della piazza di spaccio che era diventata la villa Garibaldi come ha dimostrato un'altra recente operazione, la "Marijuana Park" con la quale risultano indagate 23 persone, e che a fine ottobre portò all'arresto di 7 giovani.
Con gli interrogatori di garanzia emerse una ulteriore versione legata a molestie o comunque apprezzamenti no graditi da parte dell'aggredito, che non sarebbe stato solo, nei confronti di una ragazza.