È per il patteggiamento della pena che hanno optato. Lo hanno chiesto cinque dei coinvolti nel presunto scandalo delle aste giudiziarie truccate. Inchiesta di carabinieri e guardia di finanza, nome in codice "Barbatrucco" che nel marzo scorso ha coinvolto un assistente della cancelleria del tribunale, oltre a responsabili e dipendenti dell’Istituto di vendite giudiziarie.
Facendo scattare gli arresti domiciliari per uno degli indagati e la sospensione dalle proprie funzioni di altri tre. Mentre, globalmente, sono undici gli indagati per, a vario titolo, truffa aggravata, corruzione, turbata libertà degli incanti, peculato, abuso d’ufficio, falso in atto pubblico e spaccio di droga.
La via del patteggiamento – udienza non ancora fissata dal giudice – è stata scelta dal cancelliere sessantenne di Santa Caterina, Orazio Rotondo, il figlio, il trentenne Flavio Rotondo funzionario dell’"Ivg" l’unico per il quale sono scattati i domiciliari, il cinquantunenne Umberto Amico ex responsabile per Caltanissetta dello stesso istituto di vendite all’asta (tutti e tre difesi dall’avvocato Giovanni Di Giovanni), l’imprenditore settantacinquenne sancataldese Gaetano Marcenò (difeso dall’avvocato Pietro Pistone) e il trentaseienne pure lui di San Cataldo, Luigi Miserandino (assistito dall’avvocato Davide Anzalone) dipendente della società guidata da Marcenò.
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