Se la procura chiede una "super perizia" antropometrica sull'accusato, dall'altro canto è stato un amico, in aula, a fornirgli un alibi. A tirarlo in qualche modo via dagli impicci per quella sera in cui l'imputato, secondo la tesi accusatoria, si sarebbe nascosto nell'abitazione della sua ex ragazza, a San Cataldo, per poi aggredirla non appena è rincasata insieme alla madre.
Una vicenda che al sancataldese Michele Luca Giglio (difeso dall'avvocato Massimiliano Bellini) sono costate prima l'arresto e poi le accuse di stalking, lesioni personali aggravate e furto in abitazione. Quest'ultima imputazione, inizialmente, è stata indicata come rapina, poi il tribunale del riesame ha riqualificato il capo.
La sua ex ragazza (assistita dall'avvocato Marcello Spiaggia) ha poi chiesto e ottenuto di costituirsi parte civile in dibattimento.
Il testimone che adesso ha tirato via le castagne dal fuoco per l'imputato, in aula ha sostenuto che lui quella sera - era l'11 novembre del 2017 - era da poco arrivato dalla Calabria e intorno a mezzanotte avrebbe incontrato Giglio a Caltanissetta, a pochi passi da alcuni campetti privati di calcio di via Pietro Leone. E i due - sempre secondo la ricostruzione del teste - si sarebbero poi intrattenuti fino all'una e mezzo del mattino, forse le due.
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