Lavoravano per trovare altri investitori, sia italiani che esteri e qualcuno sarebbe stato pure pronto a finanziarli. La nuova linfa economica, secondo questa teoria, avrebbe ridato vigore alla "Amicopolis" sequestrata dalla guardia di finanza nissena insieme alla "Amicopay" e la "Amicoshopping" ed ai conti aziendali e personali dei responsabili dello stesso social network, il quarantaduenne nisseno Fulvio A. ritenuto un po' il personaggio chiave, la quarantaduenne Amante S.C. e la quarantaquattrenne Antonina D.V. (assistiti dall'avvocatessa Renata Accardi).
Terzetto che è stato segnalato per le ipotesi di autoriciclaggio ed esercizio abusivo dell'intermediazione finanziaria. E, secondo la ricostruzione delle fiamme gialle, che nell'indagine ribattezzata "Cashback" sono state coordinate dal tenente colonnello Eugenio Bua e dal capitano Andrea Giugno, il leader del terzetto Fulvio A. avrebbe pubblicamente promesso risarcimenti, stipendi e una pronta ripartenza dell'attività in rete ma, secondo gli investigatori, sfruttando quattrini che non avrebbe più restituito. Come dire, per l'accusa, una forma di autoriciclaggio in piena regola. Ed è una delle contestazioni mosse dagli inquirenti.
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