Cinquecento uomini armati erano pronti a scatenare una nuova guerra di mafia. È quanto ha accertato la polizia nell'ambito dell'indagine contro la Stidda di Gela che ha portato questa mattina a trentacinque arresti, disposti dalla Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta. Ascoltando centinaia di ore di intercettazioni, gli investigatori hanno accertato che la cosca aveva una potenzialità "militare" costituita, appunto, da 500 persone. "Cinquecento leoni", come si chiamavano tra di loro durante le telefonate intercettate, che erano pronti ad entrare in azione al primo cenno dei capi. I poliziotti hanno anche ripreso diverse spedizioni punitive alle quali gli stiddari si presentavano armati, danneggiamenti e incendi ai danni di chi si opponeva al potere del clan. Nel blitz sono finiti in carcere capi, gregari e semplici affiliati della cosca dei Di Giacomo. Secondo gli investigatori, negli ultimi anni il clan avrebbe preso con la violenza e le estorsioni il controllo su buona parte del territorio, gestendo il traffico di droga, infiltrando l'economia legale con imprese di comodo e imponendo i prodotti delle proprie aziende ai commercianti. In particolare, le indagini della polizia hanno portato alla luce diverse spedizioni punitive compiute dagli 'stiddari' e consentito di ricostruire decine di estorsioni nei confronti di quei commercianti e quegli imprenditori che non volevano sottomettersi al volere del clan e che hanno trovato il coraggio di denunciare. Un altro colpo alla Stidda è arrivato anche da un'altra maxi-operazione, della guardia di finanza e della polizia, che ha portato a una settantina di arresti in diverse province del Nord Italia, tra questi 15 fiancheggiatori dei capimafia siciliani, e sequestri per 35 milioni di euro. La procura della Repubblica di Brescia ha accertato l'operatività di una cosca mafiosa di matrice stiddara, con quartier generale a Brescia, che ha pesantemente inquinato diversi settori economici attraverso la commercializzazione di crediti d'imposta fittizi per decine di milioni di euro. Qui la Stidda, pur mantenendo le modalità mafiose, nell'agire quotidiano si è dimostrata capace di una vera e propria metamorfosi evolutiva, sostituendo ai reati tradizionali nuovi business, utilizzando quale anello di congiunzione tra i mafiosi e gli imprenditori i colletti bianchi, i quali individuavano tra i loro clienti (disseminati principalmente tra Piemonte, Lombardia, Toscana, ma anche nel Lazio, Calabria, Sicilia) quelli disponibili al risparmio facile. L'indagine - che per il suo spessore ha visto il supporto del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e dello Scico della Guardia di Finanza e - ha parallelamente disvelato anche numerosi reati tributari e fenomeni corruttivi.