Il vizietto da manolesta non lo avrebbe perso. Nonostante lei, dipendente del palazzo di giustizia di via Libertà, una decina di mesi fa fosse già stata arrestata per avere messo lo zampino - secondo l'accusa rubando soldi - nelle borse delle colleghe di lavoro e, sembrerebbe, pure di qualche magistrato. Ancora una volta è caduta in trappola. Sarebbe stata presa con le mani in pasta. Da un paio di mesi era tenuta di nuovo sott'occhio.
Gli agenti della sezione Ambiente e sanità della polizia municipale, coordinati dall'ispettore Miche Serafini, hanno seguito ogni sua mossa, giorno dopo giorno, perché si sarebbe riproposto il problema furti in ufficio.
Fino a quando, grazie anche all'occhio del "grande fratello", la cinquantaduenne Antonella Santoro (assistita dagli avvocati Giovanni Maggio e Michele Ambra e) è stata presa ancora con le mani nel sacco.
Un arresto in flagranza di reato, secondo gli stessi investigatori. A lei la procura ha contestato l'ipotesi di accusata di furto. Sarebbe stata presa - secondo la tesi accusatoria - mentre stava arraffando soldi da un portafogli di un altro dipendente del tribunale.
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