Era stato il «branco» a pestarlo. E, sembrerebbe dalla ricostruzione investigativa, per questioni di donne e di gelosia. Ma del gruppo che avrebbe fatto parte di quella sorta di spedizione punitiva, soltanto uno, alla fine, ha avuto un volto e un'identità. Gli altri no.
Ma anche il solo presunto partecipante a quel pestaggio, il ragazzo che sarebbe stato individuato e processato, adesso è stato assolto. Perché secondo il giudice non v'è prova della reale responsabilità.
Che, nel concreto, s'è tradotto in un verdetto di non colpevolezza incassato dal ventisettenne Andrea Bellia (difeso dall'avvocato Davide Schillaci). Il giudice Giuseppina Figliola, infatti, lo ha assolto con formula piena, per «non avere commesso il fatto». Così da fare cadere le contestazioni di lesioni aggravate che erano piovute su lui. Di contro l'accusa ha chiesto la condanna dell'imputato a otto mesi.
E il ragazzo che quelle pesanti mazzate le ha subite, il trentenne Daniele Francesco G., si è poi costituito parte civile. Ma proprio la sua ricostruzione, che secondo il giudice sarebbe stata divergente dalle versioni fornite da altri protagonisti della storia, alla fine ha rappresentato l'ago della bilancia. Tanto da indurre lo stesso giudice a ritenere che «il quadro accusatorio appare insufficiente» per un giudizio di responsabilità penale.
L'articolo completo nell'edizione di Agrigento, Caltanissetta ed Enna del Giornale di Sicilia di oggi.
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