«Attività mai documentate o, quando lo erano, veniva calcolato un onorario di oltre 52mila euro per appena due settimane di lavoro in due anni, 14 giorni complessivi di attività. Mi sembra non ci sia nessun altro commento da fare». Così la pm Claudia Pasciuti nel corso della sua requisitoria nell’ambito del processo sul cosiddetto «sistema Saguto», ripreso stamani nel Tribunale di Caltanissetta. È un elenco di nomi, cifre in eccesso, parcelle, somme gonfiate, attività svolte nell’arco di pochi giorni, pagamenti duplicati. Al centro di questa quinta giornata di requisitoria la posizione dell’ingegnere Lorenzo Caramma, marito dell’ex presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto, entrambi imputati nel processo. La pm, che sostiene l’accusa insieme al collega Maurizio Bonaccorso, ha parlato di cifre in eccesso, somme gonfiate per attività di pochi giorni e fatture identiche per uno stesso incarico, uno solo, e pagamenti duplicati «per errore» a detta di chi li ha ricevuti e che per il pubblico ministero appaiono come spiegazioni «un pochettino originali». Le somme richieste da Lorenzo Caramma, secondo quanto ha detto la pm Pasciuti erano «eccessive rispetto a quanto ritenuto congruo dal Tribunale», ma a fronte di «stringate relazioni di due pagine» venivano poi liquidate da Silvana Saguto. Sul caso della cava Buttitta a Bagheria secondo l’accusa, Caramma sarebbe andato solo un’ora a settimana, ricevendo un compenso di 3.000 euro al mese.