«Diciassette denunce di furti e danneggiamenti in due anni, corredate da una foto dell’auto dei malviventi e dall’identikit di alcuni elementi sospetti, che mi hanno esposto alla loro possibile ritorsione, non sono state sufficienti alle forze dell’ordine per incriminare i responsabili, bloccare i raid criminali e far lavorare in pace la mia azienda. Dopo 20 anni, chiudo tutto e vado via da Gela». A parlare, tra rabbia, amarezza e delusione, è un imprenditore nautico, Orazio Antonio Adragna, 52 anni, titolare, con il figlio diciottenne, Alessandro, di un cantiere navale, il Marine Site srl, per la costruzione di motoscafi e lance, 10 modelli in vetroresina da tre a otto metri. L'azienda fa capo alla «Nautica Service srl», che cura i servizi di manutenzione delle barche, dei motori e l’ormeggio dei natanti da diporto nel porto rifugio gelese, ormai interdetto alla navigazione, da anni, perchè la sabbia ha bloccato l'imboccatura dello scalo marittimo. Adragna finora ha denunciato danni per oltre 100 mila euro. L'ultimo raid è avvenuto ieri notte contro il capannone e gli uffici della ditta, nel porto rifugio, dove i malviventi, dopo avere sfondato una vetrata blindata, hanno trafugato computer, stampanti, attrezzi e materiale per la manutenzione dei natanti. "Non ne possiamo più», dice Antonio Adragna. «Gli inquirenti - racconta ai cronisti - ritengo che conoscano già chi è che ci rende la vita impossibile, eppure non agiscono perchè dicono che aspettano ordini dalla magistratura». Nel cantiere di Marine Site nella zona industriale hanno ripreso a lavorare dopo lo stop per il coronavirus, ma ancora per poco. Si sta costruendo una dozzina di motoscafi, uno dei quali destinato a un cliente di Istanbul. «Onorati questi impegni - dice l’imprenditore - chiudiamo. Mio figlio, deluso e arrabbiato, ha detto basta». Chiuderà così una delle poche imprese di eccellenza del Gelese e spariranno altri 10 posti di lavoro. Quando i cronisti chiedono ad Adragna cosa potrà mai fare in una Sicilia con tanta disoccupazione, lui risponde con sarcasmo: «Vivrò come vuole quest’Italia, col reddito di cittadinanza».