La Capitaneria di Porto di Gela ha posto sotto sequestro la struttura dell'ex lido "La Conchiglia" su ordine del gip del tribunale gelese al quale la procura aveva rivolto apposita richiesta dopo avere accertato "la mancata realizzazione dei lavori necessari per evitare la rovina della struttura, ormai fatiscente ed abbandonata da anni".
Due funzionari della Regione Siciliana, Giuseppe Battaglia, dirigente dell'assessorato al Territorio e ambiente, e Salvatore Di Salvo, responsabile territoriale dello stesso dipartimento per la provincia di Caltanissetta, sono indagati per gli omessi interventi volti a mettere in sicurezza il rudere del lido "La Conchiglia" di Gela, sequestrato stamani dalla magistratura.
L'edificio era una sorta di palafitta a tipica forma di conchiglia, realizzata in mare su pali in cemento armato, negli anni 60, e collegata da una lunga passerella alla strada di accesso, il viale Federico II di Svevia. Per molto tempo era stato uno dei locali di maggior richiamo per le attività balneari e la vita mondana della Sicilia.
La nascita della raffineria dell'Eni e i continui fenomeni di inquinamento marino da petrolio grezzo che arrivava fin sulla spiaggia ha indotto bagnanti e turisti ad abbandonare il lungomare di Gela. La struttura, malgrado qualche tentativo di recupero, non è più tornata in attività finendo nel degrado. E' tra gli immobili demaniali messi a bando da parte dell'assessorato al territorio e ambiente della regione siciliana.
I periti nominati dal procuratore, Fernando Asaro, e dal sostituto, Ubaldo Leo, nel corso delle indagini condotte dalla Capitaneria di porto, hanno accertato l'esistenza di un reale pericolo di crollo della struttura fatiscente, che sorge in un'area sismica, e il rischio per l'incolumità dei bagnanti, nel periodo estivo, e dei senzatetto che hanno trovato rifugio nel fabbricato abbandonato.
Il lido "La Conchiglia", realizzato dai fratelli Ventura alla fine degli anni '50, fu meta di flussi turistico-balneari, attirati dalla presenza dei maggiori big della canzone italiana che si esibivano in quel locale realizzato sul mare. Abbandonato per l'inquinamento ambientale causato dall'industria del petrolio e dalle navi-cisterne, avrebbe dovuto essere abbattuto nel 1993.
Un progetto di recupero presentato dai fratelli Ventura, mai realizzato, bloccò l'esecutività dell'ordinanza della Regione che nel 2009 lo dichiarò bene culturale istituendo vincoli di tutela. Ulteriori perizie riportarono però la struttura ad essere considerata un rudere da abbattere. Ed ora, su ordinanza del Gip, Silvia Passanisi, è stata posta sotto sequestro e affidata in custodia all'assessorato regionale al Territorioe.
Da tempo a Gela si chiede il recupero e la fruizione del lungo tratto di spiaggia occupato dai pericolosi resti del lido "La Conchiglia".
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