Al via questa mattina, nell’aula bunker del carcere di Caltanissetta, il processo d’appello nei confronti dell’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, Silvana Saguto e di altri 11 imputati accusati di aver fatto parte del suo «cerchio magico». L’ex magistrato, condannata in primo grado ad 8 anni e 6 mesi, radiata dalla magistratura, avrebbe gestito in modo clientelare, in cambio di denaro, favori e regali, le nomine degli amministratori giudiziari dei patrimoni sequestrati e confiscati a Cosa nostra. L’imputata non si è presentata in aula. Assente anche il marito Lorenzo Caramma.(AGI) Cl1/Fab Caduto il reato di associazione per delinquere, Saguto, difesa dagli avvocati Antonino e Giuseppe Reina è accusata, tra gli altri capi di imputazione, di corruzione e abuso d’ufficio. La corte è presieduta da Marco Sabella.
A sostenere l’accusa, il procuratore generale Lia Sava e i sostituti Lucia Brescia, Antonino Patti e la pm Claudia Pasciuti, applicata al processo. Gli altri imputati sono l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, considerato il re degli amministratori giudiziari, il marito della Saguto, Lorenzo Caramma, il professore universitario Carmelo Provenzano, gli ex amministratori giudiziari Roberto Nicola Santangelo e Walter Virga, uno dei figli della Saguto, Emanuele Caramma, che si sarebbe fatto scrivere la tesi di laurea da Provenzano, l’altro docente universitario Roberto Di Maria, Maria Ingrao e Calogera Manta (queste ultime rispettivamente moglie e cognata di Provenzano), il colonnello della Guardia di finanza, già in servizio alla Dia, Rosolino Nasca, e l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo.
I collegi di difesa hanno chiesto la riapertura dell’istruttoria dibattimentale. Chiesta anche la produzione di alcune trascrizioni di intercettazioni, la deposizione di testimoni, compresi alcuni funzionari delle Dia, e l’acquisizione di diversi articoli di stampa sulla presunta «gogna mediatica“ scatenatasi sulla figura dell’ex presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. La Procura generale non si è opposta alle richieste all’ascolto in aula dii testimoni mentre per le altre ha chiesto un termine per potere interloquire.
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