Primo intervento di termoablazione all’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta per la rimozione di un nodulo tiroideo benigno su una donna di 86 anni. Ad eseguirlo il direttore dell’unità operativa dipartimentale di endocrinochirurgia, Francesco Scaffidi Abbate, e il direttore unità operativa dipartimentale «Coordinamento sale operatorie Giovanni Di Lorenzo.
«Si tratta di una tecnica mininvasiva che viene praticata su soggetti con altissimo rischio chirurgico e anestesiologico - spiega il dottore Scaffidi Abbate - come ad esempio pazienti con gravi patologie cardiovascolari o dismetaboliche. Questa tecnica laser, che dura circa un quarto d’ora e fatta in anestesia locale (con rischi quasi nulli per il paziente) è utilizzata solo in caso di patologia benigna. Ci consente di ridurre il volume del nodulo di almeno l’80% nei primi sei mesi, e una riduzione della compressione della massa nodulare tiroidea sugli organi del collo come la trachea o l’esofago. Il paziente, dopo l’intervento, viene tenuto in osservazione per 24 ore e solo in alcuni casi anche 48 ore. Oltre ai pazienti con altissimo chirurgico e anestesiologico questa tecnica può essere usata anche nelle giovani donne, per evitare sia il danno estetico della cicatrice, che l’asportazione della ghiandola, che in giovane età può essere anche un problema per il futuro della paziente stessa. È una procedura che non sostituirà la chirurgia tradizionale che deve essere sempre effettuata quando possibile ma deve essere fatta solo in casi particolari con indicazioni previste dalle linee guida».
Nella struttura diretta da Scaffidi gli interventi di chirurgia tiroidea sono circa 150 l’anno, con 2.500 pazienti visti in ambulatorio, e circa 200 procedure di agobiopsia tiroidea per valutazione citologica. «Si tratta di numeri alti - spiega il Scaffidi Abbate - ma la nostra è una zona endemica per patologia tiroidea. Numeri che potrebbero aumentare, con questa nuova tecnica, considerato che molti pazienti si rifiutavano di sottoporsi a intervento soprattutto quelli a rischio elevato. Penso che almeno il 10% del totale dei pazienti potranno essere trattati con ottimi risultati. Volevo sottolineare che siamo uno dei pochissimi centri in Sicilia ad utilizzare questo tipo di tecnica mininvasiva. Devo ringraziare il collega Giovanni Di Lorenzo che mi affianca sempre nella mia unità operativa di Endocrinochirurgia che ieri mattina, insieme a me, ha effettuato la metodica della termoablazione tiroidea. Il blocco operatorio, diretto in maniera magistrale dal dottore Di Lorenzo, sta crescendo molto dal punto di vista tecnologico, professionale e umano, e nei prossimi mesi o anni potranno uscire fuori degli ottimi risultati per la nostra sanità».
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