Alcuni giorni fa, un equipaggio del 118 di Gela, venne aggredito dai familiari di un’anziana di 74 anni, perché affetta da Covid. Poco dopo l’arrivo del mezzo, la donna morì. I parenti della vittima, esplosero la loro rabbia aggredendo i sanitari e danneggiando l’ambulanza. Sulla vicenda interviene il Nursind di Caltanissetta, il sindacato degli infermieri, il quale non solo condanna il vile gesto ma offre anche appoggio legale agli operatori sanitari vittime dell’aggressione e invita l’Azienda Sanitaria provinciale a costituirsi parte civile. Il sindacato, in una nota manifesta «vicinanza e solidarietà all’equipaggio dell’ambulanza Charlie 6 del 118, brutalmente aggredito il 29 dicembre scorso durante un intervento. Stigmatizziamo e condanniamo questo vile gesto il cui unico risultato è quello di creare nocumento voluto alla dotazione organica e strumentale del 118, di per sé già molto esigua, con un grave danno quindi all’intera collettività che vede così ridotta l’efficacia della risposta all’urgenza-emergenza sanitaria». I tre componenti dell’equipaggio, giunti nell’abitazione da cui era partita la chiamata di aiuto, sono stati aggrediti verbalmente e fisicamente a pugni e con una spranga di ferro che ha mandato in frantumi il parabrezza dell’ambulanza. Il Nursind ricorda che «eventi traumatici o luttuosi, per quanto dolorosi, mai devono sfociare in atteggiamenti che possono solamente inficiare l’attività del personale sanitario, che soprattutto in questo periodo di pandemia si prodiga e si sacrifica in maniera encomiabile. Chiediamo interventi e misure urgenti contro l’annoso problema della sicurezza al personale sanitario e tolleranza zero. Si tratta di episodi gravissimi che non possono essere più tollerati nei confronti di chi ha sempre operato in prima linea per il bene della comunità risorsa preziosa soprattutto in questa emergenza pandemica». La segreteria territoriale del Nursind si mette dunque a disposizione anche dal punto di vista legale per sostenere «gli operatori sanitari coinvolti nella spiacevole vicenda e nello stesso tempo si augura che l’azienda sanitaria di riferimento si costituisca parte civile in sede legale per vedersi riconosciuti e rimborsati i danni materiali cagionati nell’aggressione».