Il ministero della Salute dovrà subito risarcire, con 800mila euro, i tre eredi di una 77enne deceduta a causa di una trasfusione di sangue contagiosa a cui era stata sottoposta nel 1973 e che soltanto nel 1992 ha scoperto di aver contratto l’epatite C ormai cronicizzata. Lo ha stabilito il Tar di Palermo disponendo che i due figli e il marito della donna siano risarciti entro 60 giorni, pena la nomina di un funzionario ad hoc entro i successivi due mesi. Il provvedimento dei giudici amministrativi dispone l’esecutività della sentenza del Tribunale di Caltanissetta che ha condannato il ministero della Salute al pagamento, a titolo di risarcimento danni, di 800 mila euro ai tre eredi della donna. La causa civile era stata avviata nel 2016 dal marito e dai due figli della 77enne. Secondo il loro legale della famiglia, l’avvocato Silvio Vignera, «la sentenza del Tribunale di Caltanissetta ha riconosciuto e confermato diversi importanti principi» come quello che «deve ritenersi sussistente la responsabilità colposa dell’amministrazione Statale, anche per casi di epatite C, già dalla fine degli anni Sessanta, per non avere adottato le misure idonee a prevenire ed impedire la trasmissione di malattie mediante il sangue infetto» . «Che rientrano nel novero dei diritti inviolabili della persona - aggiunge l’avvocato Vignera - anche quelli all’integrità morale, alla vita matrimoniale, alla solidarietà familiare e al rapporto parentale. E che l’accertamento operato dalla commissione medica ospedaliera in sede di riconoscimento degli indennizzi vale anche nel giudizio di risarcimento danni».