Lui, ritenuto l’«anima» della sospetta maxi frode ai danni dello Stato, ha fatto scena muta. È la via del silenzio che ieri mattina ha scelto. Almeno in questa fase ha preferito non spiegare al giudice la sua «verità». È in questa direzione che ha viaggiato la sua strategia difensiva. Bocca cucita per il sessantenne santataldese Lirio Orlando (assistito dall’avvocato Walter Tesauro), a capo della società «Olpneussrl» che opera nella grande distribuzione di pneumatici. E ieri non ha chiesto la revoca della misura cautelare che da un paio di giorni lo inchioda agli arresti domiciliari. Al cospetto del gip Emanuele Carrabotta, per l’interrogatorio di garanzia, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. La sua società, tra le pieghe dell’inchiesta «Chicane», è stata ritenuta dalla guardia di finanza e dai carabinieri l’anello iniziale e terminale di una catena per una frode carosello. Che in quattro anni, con un fatturato fantasma di 8 milioni di euro, avrebbe omesso di versare all’erario 2 milioni e mezzo di euro tra Iva e Ires, nel periodo che va dal 2017 al 2020. La sua società, la «Olpneussrl», si sarebbe avvantaggiata del presunto raggiro ai danni delle casse dello Stato, attraverso altre nove società compiacenti intestate a prestanome. Tutti finiti al centro dello stesso dossier. Sul Giornale di Sicilia oggi in edicola un servizio di Vincenzo Falci