La rinuncia al mandato l’ha depositata qualche giorno fa nella cancelleria della corte d’assise d’appello di Caltanissetta che processa suo zio, Matteo Messina Denaro, per le stragi di Capaci e Via D’Amelio costate la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e agli agenti di scorta. Lorenza Guttadauro, nipote e avvocato di fiducia del capomafia, ha fatto sapere che non difenderà il padrino in questo procedimento. Nessun giallo però, si cela dietro la scelta della penalista che, semplicemente, non avrebbe avuto il tempo di preparare l’arringa difensiva prevista proprio per domani. E continuerà ad assistere lo zio per tutte le altre vicende giudiziarie in cui è implicato. Nominata difensore di fiducia dal capomafia il giorno dell’arresto, il 16 gennaio scorso, Lorenza Guttadauro ha più volte fatto la spola tra Palermo, dove vive con i suoi tre figli e il marito, da poco uscito di galera, e il supercarcere de L’Aquila, l’istituto di pena in cui il boss è detenuto al 41 bis. Le visite frequenti al capomafia e la partecipazione agli interrogatori a cui il boss è stato sottoposto non le avrebbero consentito di studiare le migliaia di pagine del processo di Caltanissetta in tempo per le conclusioni. Alla scorsa udienza del 18 gennaio, fissata due giorni dopo l’arresto dello zio, la penalista aveva chiesto alla corte un rinvio del processo e un termne a difesa proprio per studiare gli atti del dibattimento fino ad allora seguito da legali di ufficio. Ma evidentemente il tempo concesso non le è bastato. In primo grado Messina Denaro è stato condannato all’ergastolo. E difficilmente la sentenza d’appello ribalterà il verdetto: forse c’è anche questo dietro alla rinuncia di Lorenza Guttadauro, la consapevolezza cioè che, almeno per questo round delle vicende giudiziarie che vedono lo zio protagonista, non ci sia molto da fare. Una scelta diversa da quella del boss stragista ha fatto invece Rosalia Messina Denaro, madre di Lorenza. e sorella del boss. La donna, arrestata venerdì con l’accusa di aver gestito la cassa del padrino e la rete riservata delle sue comunicazioni, ha nominato legale di fiducia un altro avvocato. Alla nipote del boss comunque il lavoro non manca. Deve pensare al padre Filippo, che sconta il cosiddetto ergastolo bianco degli internati (cioè detenuti che rimangono in carcere perché considerati ancora socialmente pericolosi ndr) dopo una condanna per mafia a 14 anni, e il fratello Francesco, nipote prediletto del capomafia di Castelvetrano, arrestato sempre per mafia. E’ da poco uscito dalla galera, invece, il marito Luca Bellomo, anche lui accusato di aver aiutato lo zio della moglie durante la latitanza. E dietro le sbarre ci sono la zia Patrizia, sorella della madre, gli zii Gaspare Como e Vincenzo Panicola, mariti di Bice e Patrizia Messina Denaro e lo zio Salvatore, il più grande dei fratelli dell’ex primula rossa di Castelvetrano. Una dinasty criminale azzoppata da indagini e arresti. Alla scorsa udienza del processo sulle stragi del ‘92 Matteo Messina Denaro ha preferito non partecipare e ha rinunciato a collegarsi in videoconferenza dal carcere con la corte. Non si sa se domani cambierà idea. Di certo il difensore d’ufficio che i giudici dovranno nominare chiederà un termine a difesa per leggersi gli atti.