Caltanissetta

Sabato 23 Novembre 2024

Stragi del '92, il difensore di Messina Denaro chiede l'assoluzione: nessuna prova del suo ruolo

L'arresto del boss mafioso Matteo Messina Denaro

«Sulla scorta delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, nonché delle sentenze irrevocabili acquisite nel corso dell’istruttoria dibattimentale, emerge l’assoluta incertezza dell’effettivo ruolo che Matteo Messina Denaro rivestiva all’interno della compagine mafiosa trapanese». È quanto affermato dall’avvocato Adriana Vella, difensore d’ufficio di Matteo Messina Denaro a conclusione della sua arringa difensiva nel processo che si celebra in corte d’Assise d’Appello a Caltanissetta in cui il boss è accusato di essere il mandante delle stragi del ‘92. Il legale nel sottolineare «la mancanza anche solo di elementi indiziari gravi precisi e concordanti in merito alla partecipazione dell’imputato in seno alle riunioni in cui fu deliberato il piano stragista» ha aggiunto che «dalle motivazioni assunte in primo grado non è dato sapere nemmeno in cosa sarebbe consistito il concorso morale di Matteo Messina Denaro negli attentati di Capaci e via D’Amelio». Non vi è prova - ha detto il difensore - che l’imputato abbia fornito uomini per il compimento delle due stragi, né l’esplosivo utilizzato per il compimento delle stesse, né ancora supporto logistico sempre a tali fini». «È di tutta evidenza che nella sentenza impugnata - ha concluso il legale chiedendo l’assoluzione - non solo non si è fornita prova diretta del consenso anche tacito dell’imputato alle decisioni delittuose stragiste, così come non vi è certezza del momento in cui l’imputato abbia acquisito consapevolezza che i delitti rientranti in questo piano sarebbero stati caratterizzati da feroce violenza».

Arringa- fiume  di quattro ore

Nel corso della sua arringa, l’avvocata Vella, in difesa del suo assistito, accusato di essere uno dei mandanti delle stragi del ‘92, ha parlato, davanti alla corte presieduta da Maria Carmela Giannazzo, per quasi quattro ore sostenendo l’innocenza del boss in quanto «mero soldato» che non poteva avere avuto un ruolo delle stragi. La legale non ha nascosto la sua emozione, «e il motivo nasce dalla consapevolezza che la designazione casuale come difensore d’ufficio mi ha dato l’opportunità di essere in un procedimento che entrerà nella storia perchè parla di fatti che hanno segnato la storia del nostro Paese. La designazione fa di me l’espressione massima della tutela del diritto di difesa che lo Stato assicura a tutti. Credo fermamente che questa corte sappia giudicare con imparzialità l’imputato, sappia leggere i motivi di Appello, sgombrandoli dal nome dell’imputato e sappia con la medesima imparzialità ascoltare le mie riflessioni». Per preparare la difesa del boss, ha avuto a sua disposizione un paio di mesi: «È stato molto difficile preparare la difesa perchè ho dovuto studiare la sentenza, molti atti processuali e mi sono dovuta confrontare anche con sentenze precedenti che sono state acquisite su fatti in cui altri giudici si sono già pronunciati». Il 19 luglio, nel giorno della strage di Via D’Amelio, è attesa la sentenza. Difficile che Messina Denaro si presenti pur in videocollegamento dal supercarcere abruzzese... del resto ha sempre disertato le udienze. Lei ha detto chiaramente che preferirebbe che ci fosse: «Lo avrei apprezzato perchè sicuramente chi meglio di lui avrebbe potuto darmi ulteriori spunti e suggerimenti in ordine alla mia discussione...». Per lei, comunque, il processo della vita.

La legale: il reggente era Mariano Agate

L’avvocato Vella è stata nominata difensore d’ufficio dell’ex superlatitante nell’udienza dello scorso 23 marzo. Secondo la legale, «era Mariano Agate il reggente di Cosa nostra del trapanese e non Messina Denaro. Lo hanno riferito diversi collaboratori di giustizia». L’ex latitante catturato il 16 gennaio a Palermo, «in tutte le riunioni che si svolsero in cui venne deciso il piano stragista non era presente. Non diede il suo assenso alla stagione stragista. Nella cosiddetta missione romana, ordinata da Riina per colpire personaggi di rilievo, quali Giovanni Falcone, il ministro Martelli, Maurizio Costanzo e Andrea Barbato, Matteo Messina Denaro recepì l’ordine impartito da Totò Riina come un mero soldato. I soggetti convocati da Riina, come emerge dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vincenzo Sinacori si limitarono a recepire l’ordine impartito dal capo di Cosa Nostra, ossia quello di attuare propositi criminosi mai realizzati».

L’avvocato del boss: nella storia senza paura

Adriana Vella, da Caltanissetta, ha 43 anni e da due mesi è difensore del boss Matteo Messina Denaro. E avvocato da circa 15 anni. Da dieci collabora con l’avvocato di Riesi Vincenzo Vitello. E adesso ci crede al fatto di essere in un procedimento destinato a entrare - e con esso anche lei, dunque - «nella storia». È stata nominata dalla Corte d’assise d’appello di Caltanissetta legale d’ufficio dell’ex superlatitante arrestato a Palermo il 16 gennaio, lo scorso 23 marzo dopo la rinuncia al mandato degli avvocati Calogero Montante e di Lorenza Guttadauro, quest’ultima nipote del boss e figlia della sorella Rosetta, donna forte della famiglia di Castelvetrano finita in carcere venti giorni prima. Le prime parole di Vella subito dopo la nomina furono queste: «Matteo Messina Denaro è un imputato come gli altri e lo difenderemo con lo stesso impegno che mettiamo per gli altri. Sarà molto impegnativo, ma non mi preoccupa. Le minacce non mi spaventano». E nell’aula bunker del carcere era presente anche la mamma di Adriana Vella, la quale non ha perso un solo passaggio delle parole pronunciate dalla figlia che, per l’occasione, indossava un tailleur bianco.

leggi l'articolo completo