"Un altro tassello che si aggiunge alla verità processuale dell’uccisione di mio figlio Aldo. Ci vorrà tempo, ma la verità arriverà, ho questo certezza". A parlare è Anna Maria Ferrara, la madre di Aldo Naro, il ragazzo ucciso ucciso in una rissa avvenuta alla discoteca Goa di Palermo, la notte di San Valentino del 2015. Il giudice monocratico del tribunale di Palermo, Sergio Ziino, ha condannato tre persone per la partecipazione alla rissa e il favoreggiamento. Il processo è il quarto sulla vicenda e un quinto è nella fase dibattimentale in corte d’assise.
"La lentezza della giustizia ci ha uccisi e demoralizzati, ci ha sfiancati, ma noi non ci siamo mai arresi", ha detto la madre di Naro in un'intervista a Tgr Sicilia.
Condannati a un anno e 10 mesi ciascuno il buttafuori cinquantenne Francesco Troia, attualmente alla sbarra in assise per il delitto, e il cinquantatreenne Massimo Barbaro, proprietario della discoteca Goa di Palermo, assistito dall’avvocato Giovanni Di Benedetto. Mentre un anno è stato inflitto al trentunenne Antonio Basile. Troia e Basile sono assistiti dagli avvocati Salvino Pantuso e Filippo Sabbia. La pena è stata sospesa per tutti. La famiglia è concentrata ora su un altro filone, quello riguardante l'accusa di omicidio: "Non si è trattato come si diceva all’inizio di un solo calcio, di un solo responsabile, per di più minorenne - dice la madre -. C'era molta amarezza per questo silenzio e questa omertà, ora però il velo si sta squarciando, ora stanno iniziando a parlare. La verità arriverà, di questo ne sono certa".