È stata la Cassazione a blindare il verdetto. E la «signora di Cosa nostra» è finita in cella. E lì resterà per i prossimi 11 anni. Sì, perché la Suprema Corte ha ritenuto inammissibile il suo ricorso – così come di un altro imputato dello stesso processo - contro il verdetto d’appello che l’ha ritenuta boss di Cosa nostra a Riesi. Al fianco dei fratelli - già in cella da anni e in regime di carcere duro - ai vertici del clan Cammarata che prende il nome proprio dalla sua famiglia di sangue.
In carcere la sessantanovenne Maria Catena Cammarata (nella foto) riconosciuta colpevole, con sentenza ormai definitiva, per associazione mafiosa ed estorsione. Reati che le sono stati contestati con l’ordinanza di custodia cautelare dell’estate di cinque anni fa, legata all’operazione dei carabinieri ribattezzata «De Reditu» su mafia, omicidi, pizzo, droga e armi.
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