«Uno dei soggetti di maggiore caratura dell’operazione è Giuseppe Tasca, reggente della famiglia Rinzivillo, un soggetto che ha espiato decine di anni di carcere. Questo conferma ulteriormente ciò che è stato detto in numerose altre occasioni. Che tranne eccezioni rarissime, da Cosa nostra non si esce perché c’è una sub cultura mafiosa e l’orgoglio di appartenervi». Lo ha detto il procuratore di Caltanissetta Salvatore De Luca in conferenza stampa sulla maxi operazione della polizia che ha portato all’arresto di 54 persone.
«Ci sono soggetti - ha aggiunto il magistrato - che dopo anni di carcere, uscendo, riprendono le attività sul territorio. Anzi qualora vengano arrestati soggetti di livello non apicale, scontando anni di carcere senza battere ciglio e senza collaborare, escono con un titolo in più. È il caso di Giuseppe Tasca. Abbiamo indizi per ritenere che egli sia divenuto il reggente della famiglia Rinzivillo di Gela. Questa operazione - ha sottolineato De Luca - conferma che Cosa nostra non è mafia liquida, non è un comitato di affari. Sì, fa gli affari, ma c’è una riserva di violenza nel dna dell’associazione che è pronta a entrare in azione qualora le normali attività economiche non siano sufficienti. La riserva di violenza è sempre presente e Cosa Nostra non può che ribadirla se vuole affermarci come associazione criminale».
«Da tutto il quadro generale - ha osservato il procuratore di Caltanissetta - emerge una Cosa nostra che fa affari, tratta droga, ha disponibilità di armi e delibera di uccidere se necessario e anche per manifestare la sua potenza. Vi è anche oggi però la piena presenza dello Stato. Abbiamo il controllo del territorio e lo dico con orgoglio. Spero che, tenuto conto delle priorità dell’ufficio che rappresento, impegnato come è noto a 360 gradi sulle indagini delle stragi del ‘92 e sul controllo attuale del territorio, non manchino le risorse per far fronte a questo duplice impegno, assicurare l’incolumità dei cittadini e cercare di accertare quello che è successo nel ‘92».
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