Caltanissetta

Venerdì 22 Novembre 2024

I boss di Gela, i kalashnikov e l'alleanza con la ‘ndrina di Polistena

Uscito dal carcere nel 2018 Giuseppe Tasca, esponente di Cosa nostra gelese della famiglia dei Rinzivillo, sarebbe diventato il capo di Cosa nostra gelese e ne aveva ripreso le redini dopo i 16 anni di carcerazione. L’operazione condotta dalla polizia è stata denominata «Ianus», cioè una delle divinità più antiche, raffigurata con due volti. Dall’indagine della polizia emerge uno stretto collegamento con la ‘ndrangheta calabrese, in particolare la ‘ndrina Longo di Polistena, nonché esponenti di Catania dai quali i gelesi si rifornivano di armi. Dall’inchiesta è emerso che un kalashnikov può essere acquistato con una somma di 2.500 euro. «Questa operazione conferma - ha detto il procuratore di Caltanissetta De Luca- la disponibilità di armi, che Cosa nostra non è comitato di affari ma c’è una riserva di violenza che è nel dna dell’associazione, pronta ad entrare in azione qualora le normali attività economiche non fossero sufficienti. La riserva di violenza è sempre presente». Alla conferenza stampa alla questura di Caltanissetta ha partecipato il direttore dello Sco Vincenzo Nicolì il quale ha evidenziato che «siamo di fronte ad una indagine classica su Cosa nostra. Emerge che possono interloquire con importanti consorterie mafiose siciliane ed esponenti di cosche regine». Il questore di Caltanissetta Pinuccia Albertina Agnello ha evidenziato che è tornata in provincia di Caltanissetta dopo vent’anni. «Gela - ha detto - è un tessuto sul quale non si può continuare a lavorare». Il dirigente della squadra mobile di Caltanissetta Antonino Ciavola ha evidenziato che ogni settimana si smerciavano due chili di cocaina e che ci sarebbe stato uno scambio tra i gelesi con i catanesi e uomini di Canicattì.

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