Sua la regia di una sfilza di attentati ai danni di un noto avvocato di Caltanissetta. Bersagliata, negli anni, da incendi e pure colpi di pistola sparati contro la sua abitazione di Serradifalco. Un po’ per astio e un po’ per vendetta secondo la tesi accusatoria. Ma, di contro, non ha tentato di estorcere soldi con metodi mafiosi. E con la condanna è tornato subito in libertà. Così ha stabilito la prima sentenza del tribunale a carico del quarantunenne Rosario Davide Alba (assistito dagli avvocati Antonio e Marco Ingroia), condannato a 9 anni di carcere per atti persecutori, incendio e danneggiamento, ma assolto per tentata estorsione con aggravante mafiosa e concorso in porto abusivo di armi. In più dovrà sborsare una provvisionale di 10 mila euro ciascuno in favore dei destinatari degli attentati, l’avvocato Maria Giambra (nella foto) e il marito, Pietro Lo Nobile (assistiti, rispettivamente, dagli avvocati Letizia Galati e Pietro Sorce), che dovrà anche risarcire secondo l’entità che verrà poi stabilita in un procedimento dedicato. Parte civile nel procedimento anche il consiglio dell’Ordine degli avvocati (rappresentato in giudizio dal legale Giacomo Butera). La storia affonderebbe le radici in un contenzioso che la ditta dell’imputato avrebbe aperto nei confronti di una società sua debitrice. E per il recupero delle somme, globalmente poco più di quarantamila euro, avrebbe conferito mandato allo studio Giambra e la pratica sarebbe stata affidata a una sua collega dello stesso gruppo legale. Ma a un certo punto sarebbero sorti contrasti perché, secondo la tesi dello stesso Alba, l’avvocato Giambra avrebbe tentato di raggiungere un accordo in relazione a quel credito, in dissonanza con quella che sarebbe stata la linea difensiva prestabilita. Tant’è che Alba ha poi querelato la professionista per infedele patrocinio e truffa. Ma il fascicolo è stato archiviato. In questo scenario si sarebbe inserito pure un procedimento civile contro la professionista, instaurato al tribunale del lavoro dalla sua ex segretaria, fidanzata di Alba. Così da rendere l’insieme ancor più spinoso. Questi, per i pm Stefano Sallicano e Massimo Trifirò, i leitmotiv della sequela di attentati ai danni della penalista che il 7 novembre 2018 e il 30 gennaio dell’anno dopo ha subito l’incendio del suo suv parcheggiato sotto lo studio professionale. Il clima si è fatto ancor più pesante la notte del 28 gennaio di quattro anni fa, quando all’interno della villetta di famiglia, sono state bruciate due auto e una tettoia. Sono stati momenti di paura. Ultimo avvertimento, la notte del 20 luglio 2021 quando sono stati esplosi sei colpi di pistola contro l’abitazione della professionista, nel centro storico di Serradifalco. L’ultimo, inquietante anello, di una catena di sospette ritorsioni. Ma per la difesa, che ne ha chiesto l’assoluzione «giustizia in parte è fatta, perché assolto dai reati più gravi ed infamanti, estorsione pluriaggravata e mafia, e immediatamente scarcerato… siamo certi che in appello Alba verrà assolto».