Caltanissetta

Giovedì 21 Novembre 2024

Caltanissetta, processo per estorsioni aggravate dal metodo mafioso: raffica di parti civili

Il Palazzo di giustizia di Caltanissetta

Pretendevano soldi per mantenere i detenuti in carcere. Uno, in passato, è stato ritenuto dagli inquirenti personaggio con un ruolo di primo piano in Cosa nostra nissena, l’altro imprenditore che, qualche anno addietro, è stato già coinvolto in indagini su truffe. Tutti e due, adesso, chiamati alla sbarra con uno stuolo di parti civili che hanno chiesto di costituirsi, compreso il Comune. Imputati il cinquantasettenne Giuseppe Dell’Asta, personaggio ritenuto dai magistrati in odor di mafia e già in passato condannato a quattro anni in continuazione proprio per mafia, e il cinquantaquattrenne Giovambattista Vincitore (assistiti, rispettivamente, dagli avvocati Dino Milazzo e Davide Anzalone) a carico dei quali pendono le ipotesi di estorsione aggravata dai metodi mafiosi e autoriciclaggio aggravato in concorso. È con il rito abbreviato, condizionandolo a una perizia su una intercettazione in particolare tra quelle raccolte durante le indagini dai carabinieri, che la difesa ha chiesto che si celebri il giudizio dinanzi il gup Emanuele Carrabotta. E i pm che sosterranno l’accusa, Maurizio Bonaccorso e Stefano Strino, hanno espresso in tal senso parere favorevole. Intercettazione, in particolare, raccolta dagli investigatori grazie a un trojan inviato nel telefonino di Dell’Asta. E in tal senso è stato affidato l’incarico all’esperto Mattero Terzo, mentre la difesa di Dell’Asta ha nominato un proprio consulente per le operazioni in questione, Rita Schifano. E nei confronti dei due imputati hanno chiesto di costituirsi parte civile il Comune (avvocatesse Daniela Sollima e Roberta Giordano), l’imprenditore edile che sarebbe stato taglieggiato e il fratello (avvocatessa Renata Accardi) e l’associazione Rete per la Legalità Sicilia aps - associazioni e fondazioni contro il racket e l’usura (avvocato Luigi Cuba). Secondo lo spaccato tracciato da carabinieri e magistrati, l’imprenditore «spremuto» in una quindicina di mesi avrebbe versato nelle mani dei sospetti estorsori qualcosa come oltre settantacinquemila euro con bonifici bancari in favore di Vincitore, amministratore della «Clis srl». Soldi che, in teoria, sarebbero stati giustificati come forniture di materiale che, in realtà, sarebbero state fantasma. Poi quei quattrini, per gli inquirenti, sarebbero stati prelevati e spartiti tra i due accusati.

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