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Il pentito Avola in udienza a Caltanissetta: «Ho commesso degli omicidi fuori dalla Sicilia per conto dei servizi segreti»

«Sono cose troppo gravi ed io non ne posso parlare perché rischio di scomparire dalla sera alla mattina», ha detto l'ex affiliato del clan Santapaola

Il tribunale di Caltanissetta e, nel riquadro, Maurizio Avola

«Ho commesso degli omicidi fuori dalla Sicilia per conto dei servizi segreti prima di essere arrestato, ma sono cose troppo gravi ed io non ne posso parlare perché rischio di scomparire dalla sera alla mattina». Lo ha affermato Maurizio Avola a Caltanissetta, secondo quanto apprende l’Agi, durante l’incidente probatorio davanti al gip nisseno Santi Bologna, nel procedimento nato dalle sue dichiarazioni a partire dal 31 gennaio 2020 e che vede indagati oltre a lui, Aldo Ercolano, Marcello d’Agata ed Eugenio Galea.

Avola, collaboratore di giustizia ed ex affiliato del clan Santapaola, venne arrestato il 28 febbraio 1993. La sua deposizione si è protratta per due giorni. Avola dice di avere ricoperto un ruolo nelle stragi di Capaci e di via D’Amelio, nelle quali morirono i giudici Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e otto agenti delle due scorte. All’udienza di oggi, 26 giugno, erano presenti anche il suo avvocato Ugo Colonna e il procuratore aggiunto Pasquale Pacifico. Avola sostiene che i catanesi avrebbero ricoperto un ruolo nelle stragi di Capaci e via D’Amelio e che un americano sarebbe venuto in Sicilia per addestrare altri soggetti.

In alto il tribunale di Caltanissetta e, nel riquadro, Maurizio Avola

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