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Il depistaggio sulla morte di Borsellino, il legale di uno dei poliziotti indagati: «Scarantino è l'unico ad avere mentito»

Via D'Amelio subito dopo l'esplosione

«Se depistaggio c’è stato è stato quello di Vincenzo Scarantino». Lo ha detto l’avvocato Giuseppe Panepinto, legale del poliziotto Vincenzo Maniscaldi, uno dei quattro imputati dinanzi al Gup di Caltanissetta per depistaggio.

Secondo l’accusa i quattro appartenenti alla Polizia di Stato avrebbero mentito deponendo come testi nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio che si è concluso in appello con la prescrizione per tre loro colleghi: Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo.

Erano accusati del reato di calunnia per avere indotto l’ex falso pentito Vincenzo Scarantino a rendere false dichiarazioni per fare condannare persone che non avevano nulla a che fare con la strage di via D’Amelio del 19 luglio del 1992, in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta.

«Maniscaldi - ha continuato Panepinto - non ha mai mentito. Lui stesso si è definito la memoria storica del gruppo Falcone Borsellino». Il poliziotto e gli altri colleghi imputati - Giuseppe Di Gangi, Maurizio Zerili e Angelo Tedesco - facevano parte del gruppo di indagine «Falcone-Borsellino», costituito alla Squadra Mobile di Palermo per indagare sulle stragi. «Il pubblico ministero avrebbe dovuto chiedere l’archiviazione - ha continuato Panepinto - perché tutte le dichiarazioni di Maniscaldi sono state fatte per ricostruire la verità di quanto accaduto».

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