
Pioggia di condanne per la mafia di Niscemi. Venti in tutto per un totale di poco meno di 140 anni di carcere, passando per parziali verdetti di non colpevolezza. Una soltanto l’assoluzione totale. Così s’è chiuso il processo con rito abbreviato legato alla maxi inchiesta dei carabinieri «Mondo Opposto», che nel dicembre di due anni fa ha fatto scattare ventinove misure cautelari. La pena più severa, con 20 anni di reclusione in continuazione, è stata inflitta ad Alberto Musto, ritenuto a capo del mandamento di Gela. Segue il fratello, Sergio Musto, per i pm la «longa manus» di Alberto, con 12 anni e 4 mesi, Andrea Abaco 9 anni e 8 mesi, Francesco Amato 3 anni in continuazione con sentenze emesse a Catania, Giuseppe Auteri 10 anni e 8 mesi oltre a 13 mila 333 euro di multa, Luigi e Vincenzo Cannizzaro, 3 anni, 4 mesi e 4 mila euro di multa ciascuno, Francesco Cantaro 6 anni e 8 mesi, Mariantonietta Caruso, compagna di Alberto Musto, 3 anni, 4 mesi e 667 euro di multa, Francesco Cona 9 anni e 4 mesi, Davide Cusa 2 anni e 9 mesi, Renè Salvatore Di Stefano 9 anni e 9 mila euro di multa, Gianni Ferranti un anno e 10 mesi, Giovanni Ferranti 9 anni, Giuseppe Manduca 8 anni, Francesco Piazza 6 anni e 4 mila euro di multa, Carmelo Raniolo 4 anni e 8 mila euro di multa, Francesco Alessio Torre 8 anni e 4 mesi, Carlo Zanti 6 anni e 8 mesi e, infine, un anno e 8 mesi all’ex sindaco niscemese, il medico Paolo Rizzo, ritenuto mandante di un attentato incendiario in una casa di campagna.
Unica assoluzione totale per Viviana Caruso – per lei erano stati chiesti 4 anni e 9 mesi – sorella della donna del boss.
Il gup Santi Bologna ha anche riconosciuto il diritto a un risarcimento dei danni in favore del ministero dell’Interno (avvocato Giuseppe Laspina) con una provvisionale, subito esecutiva di 300 mila euro, condannandoli pure al pagamento delle spese in favore del Comune di Niscemi (avvocato Paolo Testa), del Fai nazionale e del Fai di Niscemi.
Gli imputati – avvocati Danilo Tipo, Flavio Sinatra, Antonino Di Gregorio, Francesco Spataro, Ennio Adamo, Nicoletta Cauchi, Orazio Scicolone, Antonino Grippaldi, Joseph Donegani, Francesco Spataro, Riccardo Incarbone, Ludovico Contino, Francesco Mascali e Salvatore Pappalardo) erano accusati a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, favoreggiamento, violenza privata, minaccia a pubblico ufficiale, illecita concorrenza con minaccia e violenza, incendio, porto e detenzione di armi e munizioni, ricettazione e violazione degli obblighi legati alla sorveglianza speciale. Queste le contestazioni mosse dai pm Claudio Pasciuti, Davide Spina e Stefano Strino.
L’inchiesta avrebbe pure mandato in fumo un piano per uccidere un imprenditore che non si sarebbe piegato alle richieste estorsive. E poi altri progetti in itinere, sempre secondo la tesi accusatoria, di atti intimidatori trasversali per colpire il sindaco di Niscemi.

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