CALTANISSETTA. Un milione e 100mila euro spesi - fin qui inutilmente - per un museo mai aperto. Una spesa enorme per quella che è diventata una cattedrale nel deserto dove l'originaria destinazione (prima Museo della Settimana santa, poi museo) è stata cancellata dagli eventi inesorabile.
Le Vare dei Biangardi anzichè stare nel posto dove in teoria dovrebbero trovarsi, sono nei sotterranei della parrocchia San Pio X in locali che, lentamente e paradossalmente, si stanno trasformando in un vero museo delle Vare aperto - a richiesta - nei fine settimana a beneficio di comitive provenienti dall'ennese e del palermitano.
Il successo dell'Ultima Cena all'esposizione di Milano ha riaperto inaspettatamente una partita che sembrava chiusa da mesi. "Bisogna investire sulla Settimana santa partendo dal museo" ha detto a Milano il sindaco Giovanni Ruvolo. "Il museo non si è aperto perchè è mancata l'unità d'intenti" ha risposto il soprintendente ai beni culturali Lorenzo Guzzardi che ha ribadito, anche ieri, la netta disponibilità del suo ufficio a riaprire il dialogo con proprietari e detentori dei grandi gruppi sacri.
"In questa città - ha aggiunto Guzzardi - non si riesce a far lavoro di squadra. Ed è quello che è mancato per promuovere una seria attività culturale. La vicenda delle Vare in generale e dell'Ultima Cena in particolare è stata emblematica. Ovviamente non posso che esprimere la soddisfazione per il successo di visitatori che il gruppo statuario sta avendo a Milano. Speriamo tutto vada bene. Per il museo delle Vare all'ex Gil - ha aggiunto Guzzardi - le porte restano sempre aperte. Il mio ufficio è sempre disponibile ad accoglierle, in caso contrario stiamo valutando le alternative per poter sfruttare lo spazio espositivo dell'ex Gil. Le idee non mancano". Ma una spinta decisiva alla riapertura del dialogo è arrivata da Stefano Modica del Polo Civico il movimento sorto a sostegno del sindaco (poi eletto) Giovanni Ruvolo per il quale la fruizione di questi capolavori non può essere affidata alla buona volontà di un parroco o di un sagrestano.
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