È la storia dell’esclusione di un’istallazione che è diventata un caso natalizio tutto nisseno, che tuttavia ricalca qualcosa di già sentito. Alberto Foresta, artista molto conosciuto per le sue opere di impegno sociale e civico anche politico, è stato escluso da una mostra per la quale aveva presentato da esporre un’istallazione che rappresentava un blocco di ghiaccio con dentro disegnata la bandiera della Palestina. All’opera è stato detto no dagli organizzatori.
« Mi era stato detto che c’era totale libertà -afferma Alberto Foresta – addirittura che mi avrebbero concesso una sala solo per la mia opera. Io non sono stato escluso dalla mostra mi hanno detto che io non potevo presentare l’opera e quindi ho deciso di non partecipare».
Le giustificazioni addotte dagli organizzatori secondo quando apprendiamo dallo stesso autore sono le seguenti: «Mi è stato comunicata l’impossibilità a presentare tale tema attraverso un’opera in quanto esiste un regolamento dell’attuale amministrazione comunale che vieta, o sarebbe più indicato dire censura, che all’interno della mostra si possono presentare temi su guerre specifiche o rappresentazioni in cui vengano esposte bandiere».
La mostra è organizzata da un collettivo di giovani all’interno del Festival Trame Contemporanee a cura di Progetto Collettivo di Matteo Mazza, Jessica Rosalia Romano e Salvatore Maggiore. Entra in gioco anche l’amministrazione comunale perché la collettiva è ospitata nei saloni di palazzo Moncada di proprietà del comune di Caltanissetta. Arte e dialogo al centro del pensiero di Foresta e anche delle azioni. Infatti ieri l’artista era presente nonostante tutto all’inaugurazione.
«Sono andato per sostenere gli altri artisti per aprire una forma di dialogo nonostante l’esclusione della mia opera» ha detto Foresta. La vicenda che è stata raccontata dall’artista in un lungo post, è diventato subito un caso politico. Ha scritto l’ex sindaco Roberto Gambino, durante il suo mandato un paio di istallazioni di Foresta sono state collocate presso due monumenti della città. Ma anche altri consiglieri comunali di opposizione hanno preso posizione. La vicenda per 24 ore ha diviso la città. Non si esime dalle risposte l’assessore agli eventi Toti Petrantoni che spiega i fatti: «Non è stata un’esclusione politica ma tematica. La mostra era inserita all’interno del cartellone natalizio, e quindi era previsto che fosse fruibile per le famiglie, i bambini soprattutto. La censura in questo caso non c’entra nulla, come non c’è mai stata. Il progetto del collettivo è la totale libertà artistica. Tuttavia era necessario contestualizzare. Aggiungo che ci sono state altre due opere escluse con l’invito a presentare altro agli autori perché ritenute non adeguate».
Le altre opere rappresentavano una donna che si radeva il pube e delle immagini di seni femminili in video. In realtà quello di cui si fa menzione è regolamento generico della direzione sport e cultura sull’affidamento dei vari luoghi comunali che si possono dare in affidamento. Tra i quali anche palazzo Moncada e dunque l’organizzazione delle mostre. In nessuna capitolo si parla di bandiere. Si legge solamente «Le opere che si intendono mostrare non devono essere contrarie a norme morali o giuridiche pena l’esclusione dall’evento».
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