GELA. L’ufficio riscossione Serit ieri ha riaperto i battenti grazie all’interessamento dell’amministrazione comunale che ha messo a disposizione i locali. Nel frattempo ha subito “tagli” sostanziali che lo costringono ad essere, appena, una sede periferica “on-line”. Spariti tre dei precedenti cinque operatori, il servizio di guardia armata e una sala di attesa. È stato scongiurato il licenziamento per gli esuberi che sono stati trasferiti nella sede di Caltanissetta. In città, al drastico ridimensionamento dell’organico è coinciso il taglio dei servizi più importanti resi all’utenza del territorio, tra Gela, Butera, Niscemi e Mazzarino. Garantito il solo pagamento delle utenze tramite bancomat e carta di credito. Tutti gli altri servizi sono spariti nel nulla. Nella storica sede di via Tamigi, nel rione Caposoprano, retta da Carmela Amato, soppressa il 15 settembre scorso, infatti erano attive le richieste di estratto di ruolo, rateizzazioni, pagamenti tramite contante, assegno bancario o circolare, area legale, presso terzi e pagamento tramite pos. Dopo un mese di chiusura, indispensabile a organizzare il trasloco dei locali nella nuova sede di via Marsala, è stato attivato solo il pagamento tramite bancomat e carta di credito. Prima del ridimensionamento, passato attraverso la chiusura dello sportello per trenta giorni, erano circa sessanta gli utenti che quotidianamente si recavano presso l’ormai ex sportello di via Tamigi. Sulla vicenda era intervenuto Ignazio Giudice, segretario della camera del lavoro Cgil, fautore di una petizione popolare. Lo stesso Giudice non aveva esitato a puntare l’indice accusatorio contro l’amministrazione comunale, e condannando la decisione adottata dal sindaco Angelo Fasulo, parlando di “complicità della cattiva politica che in silenzio svende il territorio e non affronta le questioni con autorevolezza” proponeva invece “il mantenimento dei servizi attuali e il potenziamento dello sportello Serit” ricordando che si tratta di un servizio pubblico.