GELA. «È stata bloccata l’attività di una fabbrica e di tanti metalmeccanici che vi lavoravano. Ad oggi registriamo il mancato impegno degli accordi sottoscritti». Con queste parole, Nicola Calabrese, segretario provinciale Uilm Uil, interviene sull’investimento da 2,2 miliardi di euro di Eni, sancito il sei novembre scorso al Ministero per lo Sviluppo economico (Mise) con la sottoscrizione del progetto di estrazione di gas, on e off shore, riconversione della Raffineria con la produzione di bio-carburanti, mantenimento occupazionale e avvio delle misure di aiuto legate al riconoscimento dell’are di crisi complessa. «Ci era stata promessa una raffineria verde e l’avvio di lavori per una moltitudine di milioni di euro che avrebbero dato lavoro ai lavoratori dell’indotto – ricorda Nicola Calabrese – e a tutte le aziende del territorio. Invece, siamo dinanzi a una vera e propria crisi del settore che avrebbe dovuto interessare l’Eni sono marginalmente, considerando la posizione strategica del sito gelese e gli interessi verso i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo».