GELA. «Nel silenzio di molti, a Gela si sta consumando un Armageddon sociale, che non ha precedenti nella storia industriale contemporanea. La città rischia di essere travolta dalle macerie di una politica inefficace che non ha saputo ponderare la questione occupazionale del post-industrializzazione. E quando l'allarme è lanciato dalla stessa sinistra che governa a Roma e a Palermo, mi sembra di ascoltare indiscutibili rintocchi di una campana a lutto».
È quanto dichiara il sindaco di Gela, Domenico Messinese, esprimendo forte preoccupazione per il futuro di migliaia di lavoratori gelesi dell'Eni e dell'indotto, alla vigilia dello stop degli ammortizzatori sociali. «Alla luce dei risvolti di oggi - continua il primo cittadino -, la tappa ferragostana del premier Renzi a Gela nel 2014, con ministri e sottosegretari al seguito, assomiglia più al sogno di una farsa di mezza estate. 'Il Sud ripartè aveva auspicato il presidente del Consiglio, ma non ci saremmo aspettati che si riferisse ad una nuova emigrazione come quella che in questi mesi sta impoverendo il territorio delle sue energie migliori. Oggi Renzi cita Gela come un successo della sua politica. Non oso immaginare quali siano le proporzioni dei suoi insuccessi. Quando nell'ultimo Consiglio Comunale di Gela, una sinistra lacerata anche per queste vicende ha recitato il 'mea culpà denunciando l'indifferenza, la mancata presa di coscienza ed il fallimento del Governo, ho sentito il brivido di tutta una città sedotta e abbandonata, adesso diretta verso il baratro. Se non riceveremo segnali forti e tempi certi nei prossimi giorni - ha concluso il sindaco - ci considereremo orfani di questo Governo, esponendo a mezz'asta le bandiere del nostro Comune».
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