GELA. Imprenditori, sindacati e amministrazione comunale hanno disertato la riunione che il sottosegretario all'istruzione, Davide Faraone (Pd), aveva indetto, nel corso della sua visita a Gela, per affrontare i problemi esplosi dopo la crisi del petrolchimico e il mancato avvio dei cantieri per la concordata riconversione green della raffineria dell'Eni. All'incontro, svoltosi in un albergo cittadino, si sono presentati una trentina di lavoratori di un comitato spontaneo dell'indotto, alcuni esponenti della corrente renziana del Pd e il sindaco di Butera, Luigi Casisi. Gli operai hanno raccontato a Faraone spaccati di vita di incredibile povertà, casi di disperazione, come quello di un operaio che, senza stipendio da otto mesi, ha accettato di essere pagato dalla sua ditta con una borsa piena di buoni-pasto (da riconvertire nei negozi) pur di dar da mangiare alla propria famiglia. Le maestranze hanno detto che Gela e il suo comprensorio (con 25 mila tra disoccupati e inoccupati) sono in ginocchio per la crisi economica e occupazionale causata dalla chiusura del petrolchimico. «Il governo nazionale, con la presenza diretta del premier a Gela - ha detto Faraone - si è impegnato direttamente, per cui ci abbiamo messo la faccia e siamo molto fiduciosi che si parte presto con i primi cantieri». «Nell'attesa che parta la nuova raffineria - ha spiegato il sottosegretario - stiamo facendo una serie di azioni per consentire ai lavoratori del diretto e dell'indotto di potere operare al meglio. Con l'incontro di oggi continuiamo un discorso di dialogo e di sostegno ad azioni positive per il lavoro». Intanto, in piazza Salandra, gli operai hanno montato un gazebo per una raccolta di fondi e firme per una petizione che porteranno a Roma, al premier Renzi, durante una manifestazione di protesta davanti a palazzo Chigi. Anche per il sindaco, Domenico Messinese (M5s) sarebbe «opportuno un incontro con Renzi, perchè su Gela finora, forse, ha ricevuto una informazione distorta».