CALTANISSETTA. Crolla la produzione di pane in città e subisce anche una netta flessione la vendita di quello che era e resta l'alimento principe delle nostre tavole. Anche questo è un segnale inequivocabile del momento recessivo che colpisce soprattutto le fasce sociali più deboli dove si risparmia anche sull'acquisto del pane. «La produzione - ha spiegato il presidente dei panificatori nisseni Michele Palmeri - è scesa abbondantemente sotto i cento quintali giornalieri. Pressochè dimezzata rispetto a quella di qualche anno fa. Abbiamo calcolato che una famiglia media di quattro persone consuma al giorno mezzo chilo di pane, ovvero i due classici quartini». Il settore, però, regge bene il mercato anche perchè gli addetti ai lavori si sono attrezzati diversificando la produzione con dolciumi e cibo d'asporto. Il prezzo del pane, anche se liberalizzato, è invariato da oltre due anni anche perchè il prezzo della farina (fra 0,38-0,40 centesimi al chilogrammo) non ha subito le oscillazioni di quattro anni quando aveva toccato il tetto di sessanta centesimi. Prezzi stabili ma consumi a picco. Le famiglie nissene sono diventate più parsimoniose del solito e oggi non buttano più nulla mangiando il pane del giorno prima. Il settore della panificazione nissena ha subito negli tempi profonde modifiche e la lotta all'abusivismo ha prodotto risultati di tutta evidenza.