GELA. Eni sottoscritto al Ministero per lo Sviluppo economico (Mise) il 6 novembre 2014 che ha segnato la fine della raffinazione del petrolio a Gela ma non quella dell' estrazione. Il definitivo via libera al progetto, on e off shore, di estrazione di gas da ulteriori garanzie alle opere di compensazione calcolate in 32 milioni di euro. Le stesse, per complessivi 5,8 milioni di euro, sono state dirottate per il ripristino funzionale del porto rifugio di Gela.
Forse proprio l' attesa del verdetto del Consiglio di Stato potrebbe essere la causa dei ritardi del progetto portuale che, come confermato da Giampiero Calafato presidente della Protezione civile regionale, «mancherebbe della copertura finanziaria».
Se sembra confermato l'avvio del primo stralcio della nuova fabbrica Eni a Gela, la cui produzione è prevista entro la prossima estate, non sono ancora stati definiti i termini di realizzazione e attivazione della piattaforma il cui investimento complessivo ammonta a 1,2 miliardi di euro. «Sarà determinante il prossimo vertice al Mise - assicura Simone Siciliano, vice sindaco di Gela e assessore comunale alle Attività produttive - spostato inspiegabilmente dal 15 al 19 settembre, a determinare le prossime strategie di reindustrializzazione da attivare a Gela».
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