GELA. «In futuro servono anche le bioraffinerie. Puntiamo a produrre biocarburanti a partire da scarti, con un processo che utilizza la frazione umida dei rifiuti urbani. Abbiamo un impianto pilota a Novara e programmiamo di farne uno più grande a Gela, in Sicilia, per trasformare la frazione umida dei rifiuti urbani in un biocarburante: quest'ultimo progetto è già in corso, dovremmo attuarlo nel giro di qualche anno».
È uno dei temi principali trattati da Carlo Perego, direttore del Centro ricerche Eni per le energie rinnovabili di Novara, al seminario di studi sul biofuel a Villa Cambiaso, presso la facoltà di Ingegneria dell'Università di Genova.
«Il petrolio non è finito - ha spiegato Perego agli studenti dell'ateneo genovese - Le previsioni delle fonti certe provate è di almeno 40-50 anni. Le bioraffinerie invece di usare fonti fossili usano fonti biologiche. In Italia lo stiamo già facendo a Venezia, che aveva una raffineria tradizionale: lì ora produciamo un green diesel fatto a partire da oli vegetali e lo faremo anche a Gela, dove è già partito il progetto che dovrebbe essere attuato nel giro di un anno o due».
Perego ha sottolineato che a livello mondiale entro il 2025-2030 si prevede di avere il 4% di biocarburanti rispetto ai carburanti tradizionali. «In Europa e quindi anche in Italia la percentuale prevista è molto maggiore - ha aggiunto il direttore del Centro ricerche Eni di Novara -, perchè la legge prevede che entro il 2020 i biocombustibili debbano essere almeno il 10%».
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