GELA. La riconversione green della raffineria Eni di Gela, che abbandona il petrolio e passa alla produzione di biocarburanti, sta per completarsi grazie all’avvio dei lavori di costruzione dell’impianto «Steam Reforming» per l’idrogenazione dei biodiesel. Dopo mesi di attesa, sono giunte da Roma le autorizzazioni dei ministeri all’Ambiente e ai Beni culturali. L’inizio della produzione della «green refinery» è prevista per il giugno 2018. Materia prima saranno gli oli vegetali esausti, i grassi animali, i sottoprodotti dell’olio di palma e le biomasse. Il punto della situazione, nell’ambito del protocollo d’intesa del 2014 sulla trasformazione del petrolchimico, è stato illustrato oggi dai vertici aziendali che hanno fornito anche alcune cifre sull'attività svolta. Finora a Gela sono stati avviati 164 cantieri (88 dei quali completati) spesi oltre 550 milioni di euro, occupati mediamente all’anno 1.500 lavoratori dell’indotto. Nel settore delle bonifiche, sono 110 i milioni già utilizzati nei 38 cantieri aperti, 13 dei quali ultimati. Altri 348 milioni sono stati spesi per l’attività di ricerca e di estrazione di nuovi giacimenti di gas e di petrolio. La prevista «piattaforma Cassiopea» off-shore, per la valorizzazione, le migliorie e le modifiche dei sistemi di estrazione dai giacimenti sottomarini di gas, «Argo» e "Cassiopea», sarà in realtà costruita a terra, con risparmio di risorse, minore impatto ambientale e maggiore impiego di imprese locali. Le commesse saranno appaltate a gennaio prossimo. Soddisfatto il sindaco, Domenico Messinese, per il quale "finalmente è stata imboccata la strada giusta». Prosegue nel frattempo l’attività del Safety Competence Center per la formazione di tecnici Eni della sicurezza, mentre sono stati confermati i tre impianti fotovoltaici, della capacità totale di 7 megawatt, che saranno realizzati nella raffineria gelese.