GELA. «Questa mattina, a Gela, l'ennesimo blocco dei lavoratori della Turco Costruzioni ha nuovamente impedito alle imprese dell’indotto di accedere in Raffineria Eni a Gela per recuperare i ritardi di produzione accumulati durante le ultime tre settimane di blocco degli accessi». Lo affermano Leonardo Li Causi di Legacoop Sicilia e Rosario Amarù di Sicindustria Caltanissetta. «A fronte di costanti trattative sindacali, - aggiungono - la ripresa delle attività, seppure in un clima di tensione generale, che si è avuta nel corso dell’ultima settimana, stava portando al riavvio del circuito produttivo che non può non iniziare con l’ingresso in cantiere e la programmazione delle attività e dei carichi di lavoro». "Se nel corso degli anni le proteste e i blocchi - aggiungono - si sono rivelati un mezzo sicuro per l’ottenimento di condizioni di miglior favore, talvolta anche fuori mercato, dopo la sospensione delle attività delle scorse settimane e la faticosa ripresa di questi giorni, infatti, questa ulteriore protesta potrebbe davvero compromettere la realizzazione dell’intero processo di riconversione». "Non si riesce a comprendere come mai, - proseguono - a fronte degli sforzi effettuati da tutte le parti coinvolte per riassorbire gli esuberi, siamo di fronte a comportamenti che nulla hanno a che vedere con le proteste sindacali e l’unico effetto al quale si sta giungendo è il default delle imprese gelesi dell’indotto, l’abbandono dei cantieri da parte delle altre aziende ed il blocco degli investimenti Eni».